Sento parlare sempre più spesso di persone che hanno avuto una carriera non lineare.
Persone che post pandemia hanno deciso di re-inventarsi, di licenziarsi da lavori “sicuri” (posto che se ne possa ancora parlare) per dedicarsi a qualcosa che hanno sempre amato fare o persone che hanno intrapreso strade nuove, in settori diversi per sfidarsi in nuove avventure.
Credo che ormai sia chiaro a tutti che il mondo del lavoro è cambiato. È sempre stato in evoluzione ma mai come in questi anni ha avuto una spinta propulsiva importante.
Basta pensare al fenomeno della Great Resignation che ha visto numeri pazzeschi, il Quite Quitting (fortunatamente meno impattante ma comunque una dichiarazione al mondo di un approccio al lavoro tutt’altro che consueto), lo smart working, l’hybride working, la settimana corta.
Insomma, un mondo in trasformazione dove per restarvi è necessario adattarsi.
E come ci insegna il nostro Darwin, l’adattamento è una cosa buona. L’adattamento ci consente di sopravvivere (sebbene l’essere umano abbia ben altre “aspirazioni” che sopravvivere, almeno spero 😃) e ci permette di evolvere, di crescere e di imparare.
Chi non si adatta è perduto. Chi non si adatta è destinato a restare dov’è. Chi non si adatta si costringe ai margini di un sistema del lavoro che non è più disposto ad accogliere tutti.
Con questo non voglio dire che dobbiamo accontentarci di ciò che arriva, anzi! Voglio dire che dovremmo mostrarci inclini al cambiamento e accettare che magari quello che abbiamo sempre fatto non è ciò che desideriamo fare più o che ciò che ci è stato detto fosse giusto, non è giusto per noi.
In questo articolo voglio spiegarti perché avere una carriera non lineare sia ok, quali sono i vantaggi e i benefici che possiamo trarne e soprattutto come fare a raccontarla ai selezionatori senza sentirci in difetto o provare vergogna.
Tutte le decisioni che prendiamo nella nostra vita appartengono solo e soltanto a noi, non dobbiamo dare spiegazione a nessuno. C’è però una conditio sine qua non: essere fieri ed orgogliosi del nostro percorso.
Contenuti dell'articolo
La carriera non lineare nel nuovo mondo del lavoro
Partiamo subito definendo il concetto di non lineare.
Potremmo definirlo come un percorso professionale in cui una persona, per raggiungere una determinata posizione lavorativa, ha visto passaggi di ruolo o di settore che l’hanno dunque portata a seguire una traiettoria non lineare.
Per essere ancora più espliciti, ti porto il mio esempio.
Io sono una di quelle persone che ha avuto una carriera non lineare. Mi sono laureata in Lingue e Letterature straniere perché avevo il grande desiderio di fare l’interprete. Il mio primo lavoro è stato in una start-up italiana dove ho svolto per 8 anni il ruolo di commerciale (non sapevo nemmeno che cosa significasse fare il commerciale appena uscita dall’università 🤦♀️).
Convinta che quello sarebbe stato il mio lavoro per tutta la vita, ho deciso di licenziarmi e andare a lavorare in un’azienda internazionale come consulente alle vendite (questo per altri 6 anni). Durante gli ultimi anni trascorsi qui, ho iniziato a studiare come coach e ho conseguito l’abilitazione.
Da quel momento è cambiato tutto. Oggi lavoro come career coach ed erogo corsi di formazione in azienda (se ti va di sapere qualcosa in più, puoi leggere questo articolo: cambiare lavoro a 40 anni: si può?).
Perché ti ho raccontato questa storia? Perché mi piacerebbe che entrassi nell’ottica che il mondo del lavoro sta cambiando e che nulla è più statico, ma soprattutto che cambiare è possibile. Certo, ci vuole metodo e strategia ma accadrà sempre meno che il lavoro di oggi resti per sempre il lavoro del domani.
Il mondo del lavoro oggi
Lo abbiamo detto: il mondo del lavoro sta cambiando ed il fatto che sempre più persone abbiano carriere non lineari, è una conferma a tutto ciò.
Ma che cosa è successo? Proviamo a ricostruire gli ultimi 3 anni (partire da più indietro sarebbe troppo!).
Nel 2020 l’Italia ed il resto del mondo si trova a dover affrontare una delle più grandi pandemie di sempre. Molte aziende chiudono, altrettante persone vengono licenziate o messe in cassa integrazione ma per fortuna i più continuano a lavorare con una nuova modalità: lo smart working.
Si lavora principalmente da casa, tramite video chiamate, telefono e pc e ci si rende improvvisamente conto che andare in ufficio, almeno per alcune professioni, non è così indispensabile e che risparmiare tempo, ma soprattutto poterlo gestire a proprio piacere, diventa una priorità.
Ed ecco che si inizia a parlare di work-life balance. Le persone non sono più disposte a scambiare il denaro con il proprio tempo; la salute e l’equilibrio psicofisico sono più importanti di qualunque altra cosa.
Inizia così il fenomeno della Great Resignation che vede coinvolte milioni di persone che lasciano il proprio lavoro per cercarne uno migliore, più appagante e soddisfacente o decide di dedicarsi alla libera professione. Si tratta di un fenomeno che coinvolge principalmente due fasce d’età: la generazione X e i Millennials.
Alla Great Resignation segue il fenomeno del Quite Quitting (abbandono silenzioso come è stato tradotto); le persone non lasciano più le aziende, preferisco optare per una sicurezza apparente, ma decidono di restare impegnandosi il meno possibile.
In risposta a tutto trambusto in alcune aziende, le più illuminate a mio avviso, si inizia a parlare di settimana corta, di smart working permanente e di lavoro qualitativo e non più quantitativo. Si inizia ad andare incontro alle esigenze del lavoratore.
Fatto questo excursus, seppur breve, diventa fondamentale una domanda: “in questo scenario dove si colloca chi cerca lavoro?
E soprattutto, come deve comportarsi una persona in cerca di un lavoro che non è “in linea” con quello che ha fatto finora?
Le professioni del futuro
Le professioni che conosciamo oggi probabilmente tra qualche anno non esisteranno più o cambieranno volto. Se vogliamo restare al passo con i tempi e adattarci il più velocemente possibile, dobbiamo accettare che il lavoro, così come lo conoscevano i nostri genitori, è un’utopia.
La tecnologia, l’intelligenza artificiale e i sistemi ad essa connessi stanno dando inizio ad una nuova era e non è un mistero che molte delle professioni che oggi conosciamo verranno sostituite per dare spazio a figure diverse, più in linea con il mondo nel quale viviamo.
Con questa premessa vien da sé pensare che sempre più persone nell’immediato futuro svolgeranno mansioni e ruoli sempre più diversi, seguendo dunque percorsi di carriera tutt’altro che lineari.
Il punto dunque non è tanto capire quali siano le figure professionali più a rischio, quanto come sfruttare le proprie competenze per fare in modo che qualunque cosa accada tu possa essere in grado di restare a galla, di adattarti e re-inventarti.
Hard e soft skills
Se ne parla tanto: con hard skills si intendono le competenze tecniche, con soft skills si intendono invece quelle attitudinali, legate alla persona e alle sue qualità.
È indubbio che siano importanti entrambe per ragioni differenti: le prime definiscono delle abilità pratiche acquisibili con lo studio e con l’esperienza, le seconde invece abilità attribuibili al vissuto della persona, al suo background, alle sue inclinazioni personali.
Ogni ruolo ed ogni mansione prevede abilità sia tecniche che personali.
Per essere un venditore efficace dovrò conoscere le tecniche di vendita ma essere anche un abile comunicatore, negoziatore e creare relazione ed empatia con le persone.
Se vuoi davvero sopravvivere nel nuovo mondo del lavoro, studia, stai al passo con i tempi, formati, resta aggiornato ed amplia il più possibile le tue hard skills. Ma allo stesso tempo sviluppa le tue soft skills perché ricorda: le hard skills invecchiano più velocemente, mentre le soft, che ti definiscono come persona, sono quelle che ti faranno fare la differenza.
Pause di carriera
Chi l’avrebbe mai detto che riportare una pausa di carriera sul curriculum potesse non solo essere accettata ma anche ben vista dai selezionatori?
Fino a qualche anno fa ogni buco nel curriculum vitae poteva essere visto come una mancanza da parte del candidato alla ricerca di un nuovo lavoro. Di fronte a una carriera lavorativa della durata di 40 o 50 anni o a cambi frequenti, è più che normale, se non perfino talvolta consigliabile, ritagliarsi delle pause di qualche settimana, o anche di alcuni mesi.
E le pause non vanno nascoste, bensì evidenziate. La cosa importante non è tanto spiegare perché ci si è presi una pausa (questo resta a discrezione del candidato) bensì cosa è stato fatto durante quel periodo e come ti abbia permesso di accrescere le competenze e sperimentare una nuova prospettiva.
La pausa di carriera spesso e volentieri diventa un momento per pensare a se stessi, alle proprie passioni e attitudini, per poi magari ricominciare facendo qualcosa di totalmente diverso, di nuovo e di dare così spazio ad una carriera non lineare!
I vantaggi di una carriera non lineare
Personalmente credo che avere una carriera lineare possa essere alquanto limitante. Non so come la vedi tu, ma mi piace l’idea di poter fare sempre qualcosa di diverso, di ampliare i miei orizzonti e perché no, di sfidarmi anche in qualcosa che non ho mai fatto prima.
Inoltre, più il nostro cammino è tortuoso più ci confrontiamo con scenari diversi, situazioni diverse e difficoltà diverse ed è questo a renderci ricchi (ricchi nel senso interiore).
Una carriera non lineare ci porta a confrontarci con nuove realtà, non solo nuovi ruoli o mansioni. E questo rende il nostro percorso, non solo professionale ma anche personale, in evoluzione. Più esploriamo e più cresciamo.
Vediamo insieme alcuni vantaggi pratici di una carriera non lineare.
Il cambiamento
Il cambiamento è parte integrante della nostra vita. Per quanto vi rifuggiamo, vi opponiamo resistenza, lo viviamo ogni giorno: il nostro corpo cambia, le nostre cellule cambiano, i nostri pensieri cambiano.
A volte il cambiamento è frutto di una difficoltà che ci troviamo ad affrontare, a volte è una scelta e altre ancora è una e vera propria voglia di scoprire qualcosa di nuovo.
Ed è qui che si colloca la carriera non lineare, ovvero nella voglia di esplorare, di fare nuove esperienze, di allargare la zona di comfort, di imparare cose nuove, di sfidarsi. Più siamo aperti al cambiamento più la nostra vita si arricchisce.
Piccolo discalimer: il cambiamento può fare paura se non è ben pianificato ed organizzato! Cambiare lavoro senza sapere cosa si desidera e soprattutto come arrivarci, quali passi ed azioni compiere potrebbe essere un azzardo. La pianificazione è un ottimo metodo per ridurre l’ansia e calibrare le attività.
Sogno vs obiettivo
“Se puoi sognarlo puoi farlo” W. Disney
Ho sempre pensato che questa frase fosse bellissima. Walt Disney ci ha fatto sognare con la sua storia e ancora oggi la Disney riesce a farlo con i suoi film d’animazione. Non è mia intenzione togliere il romanticismo che rappresenta tutto questo, ma penso che non sia abbastanza sognare.
Penso che si possa partire dal sogno (che nel career coaching possiamo tradurre con “chi vuoi essere o diventare nella tua carriera professionale”) ma che poi serva praticità, serva un piano d’azione ben strutturato che identifichi passo dopo passo cosa fare per raggiungere quel sogno.
L’obiettivo, se vogliamo, è un sogno con una struttura ed una data di scadenza.
Se desideri cambiare lavoro perché hai da sempre un sogno nel cassetto o perché ti sei res* conto che vuoi vivere la tua vita in modo diverso, non ti basterà volerlo, dovrai pianificarlo, dovrai impegnarti e fare fatica per raggiungerlo. Il sogno è il tuo punto di partenza.
E se vuoi davvero realizzare il tuo sogno, dovrai essere dispost* ad accettare che la tua carriera possa “subire” dei cambi importanti, che tu debba seguire strade diverse per ottenere le competenze che ti servono o che ti mancano.
Trasformare il proprio sogno in obiettivo e realizzare qualcosa che ci faccia stare bene, ci soddisfi e ci appaghi è, a mio avviso, un ottimo prezzo da pagare per una carriera non lineare.
La direzione
Hai deciso quale direzione dare alla tua vita professionale? Questa è la domanda a mio avviso più importante di tutte prima di intraprendere qualunque cambio di carriera.
Se non sai cosa vuoi, come puoi sapere cosa vuoi fare?
Il rischio di non rispondere a questa domanda è quello di cambiare lavoro e poi pentirsene. Capire di aver fatto per tutta la vita un lavoro che oggi non ami più, che ti sta stretto o che ti fa sentire in gabbia è una condizione piuttosto comune. Le ragioni le abbiamo raccontate prima.
Sempre più persone scelgono di abbandonare il posto fisso o di cambiare completamente il settore o il ruolo che hanno avuto per anni per dedicarsi a qualcosa che amano davvero. Questo solitamente accade quando facciamo chiarezza su quale direzione dare alla nostra vita.
Dare una direzione significa, a volte, capovolgere o rivoluzionare ciò che è stato fatto fino a quel momento; mettere in discussione le nostre scelte, il nostro percorso professionale.
Avere una carriera non lineare significa darsi l’opportunità di scegliere una direzione, la direzione che desideriamo davvero.
Mindset
Quante volte avrai sentito questa parola? Sì lo so, tante! Nonostante sia tremendamente abusata, è allo stesso tempo tremendamente importante. Solo facendo un cambio del nostro “stato mentale” (suona decisamente meglio in inglese!) possiamo pensare di affrontare un cambio di carriera.
Che cosa significa esattamente fare un cambio di mindset?
Significa iniziare a pensare in modo diverso, significa iniziare a pensare che il mondo del lavoro sta cambiando e che se desideri essere occupabile devi adattarti a questo cambiamento.
Significa iniziare a pensare che non è solo l’esperienza lavorativa quello che conta, ma soprattutto chi sei e come puoi esprimerti in un mondo del lavoro in evoluzione.
Significa uscire dallo schema che “più hai lavorato più sei competente” e che se vuoi cambiare area o settore non puoi farlo perché non hai esperienza.
Un cambio di mindset ti darà l’opportunità di vedere nuovi orizzonti, di percepire te stess* ed il mondo del lavoro in modo diverso. Ti darà l’opportunità di accettare che il lavoro che hai fatto fino ad oggi non ti piace più e che vuoi cambiare.
Certo, avrai bisogno di tempo, smontare dubbi, paure e convinzioni, ma nulla che non valga la pena affrontare!
La paura del giudizio
“Non posso cambiare lavoro, cosa direbbero i miei genitori? E cosa penserebbero i miei amici se lasciassi il mio lavoro, con uno stipendio fisso e i benefit per qualcosa di incerto e che non so nemmeno se funzionerà”?
Hai mai sentito qualcuno fare questa domanda? Io sì, spesso.
Che ne dici se una domanda invece te la faccio io: “Cosa preferisci fare: avere un lavoro con uno stipendio fisso e dei benefit ma che ti toglie energia, che ti fa sentire in gabbia e che non ti piace più o darti l’opportunità di creare qualcosa che ti faccia stare bene, sentire appagato e fier* di te stess*?
Chi non ha paura di fallire, alzi la mano! È normale averne. Siamo cresciuti così, pensando che il fallimento sia qualcosa di brutto, da evitare. Sì certo, se possiamo evitarlo è meglio! Ma visto che non sempre è possibile, l’unica cosa che possiamo fare è imparare a viverlo in modo diverso, imparando a trarne qualcosa di buono.
Ecco dunque che la paura di fallire somiglia molto alla paura di fare scelte “non convenzionali”, come quella del cambio di carriera.
“Non cambio lavoro perché ho paura di fallire”. Mai detta o sentita una frase simile?
Accettare che quello che fai non ti piace più e scegliere di avere una carriera non lineare, diversa dagli altri ti aiuterà a liberarti dalla paura del giudizio. Solo accettando, capirai che non è più importante quello che pensano gli altri ma solo quello che vuoi tu e pensi tu.
Se continuerai a fare scelte per gli altri, continuerai a rendere felici gli altri ma non te stesso.
Non c’è nulla di male nel cambiare idea, nel rendersi conto di aver fatto una scelta sbagliata (che in quel momento hai pensato fosse quella giusta per te); significa essere umili e accettare che le cose possono cambiare.
Come valorizzare una carriera non lineare
Abbiamo visto come avere una carriera non lineare non sia una male, anzi, possa essere un vero plus in termini di crescita personale, arricchimento e bagaglio esperienziale.
Abbiamo visto come sia importante valorizzare questa scelta e soprattutto come accettare noi per primi di sentire il bisogno di trovare il nostro posto nel mondo.
Ora vediamo insieme come raccontare questi cambi di carriera all’interno del nostro curriculum vitae o il nostro profilo LinkedIn affinché possano essere visti come un vantaggio dalle aziende.
Curriculum vitae
Il curriculum vitae è il tuo ritratto. È il primo contatto che l’azienda ha con te e dovrai essere brav* a raccontarti e a renderti “interessante”. Chi ti legge deve avere l’impressione di conoscerti.
Quello che molti credono è che scrivere un cv sia un po’ come fare l’elenco delle cose che sappiamo fare. In parte è vero, devono comparire le nostre esperienze professionali e ciò che abbiamo fatto, ma non solo! Deve comparire anche chi siamo, come persone. Quali sono le nostre attitudini, le nostre qualità, le soft skills.
Questo aspetto risulta ancora più importante quando ci stiamo candidando per una posizione per la quale non abbiamo grande esperienza, magari proprio perché stiamo affrontando un cambio di carriera. La cosa importante è dare un senso al racconto, trovare un collegamento.
E come? Tramite le soft skills. Sono le soft skills a rendere lineare un percorso.
Un’idea potrebbe essere quella di descrivere le esperienze svolte e aggiungere che cosa hai imparato da ciascuna esperienza, quali soft skills hai applicato e trovare un collegamento tra quello che hai fatto prima e quello per cui ti stai candidando, descrivendo cosa ti ha portato a re-inventarti, a candidarti per quel ruolo e ad investire in quel settore.
Crea uno storytelling, unisci i puntini. È vero che hai una carriera non lineare ma c’è sempre un filo logico dietro a tutto ciò e sta a te raccontarlo!
Profilo LinkedIn
Per quanto riguarda il profilo LinkedIn, la situazione è un po’ diversa.
Come prima cosa, non è indirizzato ad una singola persona (come nel caso del curriculum) bensì si tratta di informazioni accessibili a chiunque.
Ciò nonostante, se vogliamo essere trovati dai recruiter, dobbiamo rendere appetibile anche il nostro profilo LinkedIn.
Come prima cosa fai attenzione alla headline (per intenderci è la riga sotto al tuo nome e cognome). È la prima cosa che compare a seguito di una ricerca. Cura la tua headline, personalizzala, fai in modo che dica qualcosa di te senza esagerare. Sii sincer* ma allo stesso tempo renditi esclusiv*.
Stessa cosa per la sezione “informazioni”. Spesso viene tralasciata perché non si sa cosa scrivere ma è una delle sezioni più importanti in assoluto! È qui che il selezionatore potrà scoprire qualcosa di te, leggere chi sei, cosa ti piace e quali sono le tue attitudini.
Non serve raccontare le esperienze lavorative, per quello c’è una sezione apposta! Quello che serve è raccontarti unendo i puntini di ciò che hai fatto e costruire una storia che abbia un filo logico, esattamente come per il curriculum.
È qui che avrai modo di raccontare il tuo percorso e spiegare la tua carriera non lineare. È qui che avrai modo di dire chi sei, cosa ti piace e perché vuoi dedicare la tua carriera professionale a quell’attività.
Infine nella sezione dedicata alle esperienze lavorative descrivi ciò che hai fatto ma ricordati sempre che possiamo svolgere tutti le stesse mansioni, quello che farà davvero la differenza sarà come deciderai di raccontarle, cosa hai imparato e perché sono state importanti per te.
Come spero avrai avuto modo di capire, avere una carriera non lineare può essere estremamente vantaggioso, sia in termini personali che professionali.
La cosa più importante è accettare che tu possa aver compiuto delle scelte che oggi non ti appagano più, accettare che il tuo percorso sia diverso da quello di altre persone ma non per questo di meno valore.
Esprimiti, sii fier* del tuo percorso e non lasciare mai a nessuno il potere di giudicare le tue scelte. Quelle sono solo tue e di nessun altro.
Un abbraccio,
Fede