Spesso si parla di vocazione come se fosse un’illuminazione improvvisa, un’epifania che ci fa capire esattamente quale carriera intraprendere. La verità è che la vocazione è rarissima e la passione non sempre è il driver principale di una scelta lavorativa.
Le carriere lineari sono sempre più rare.
C’è qualcuno che addirittura pensa che non esistano. Sono sempre più rare perché c’è sempre più incertezza rispetto al futuro e pianificare in modo troppo rigido può diventare controproducente rispetto all’evoluzione e al cambiamento tecnologico.
E poi mi chiedo quale possa essere il valore aggiunto di una carriera lineare.
Sì, certo, diventerai bravissim* in quello che fai, ma che mi dici delle esperienze e delle competenze che potresti acquisire valutando un cambio di settore, ruolo o carriera?
Le competenze trasferibili sono le competenze più gettonate e richieste al giorno d’oggi e dal momento che non si acquisiscono principalmente con lo studio e la conoscenza bensì con la vita, come potresti svilupparle se non ti dai l’opportunità di fare e sperimentare?
Inoltre, personalmente penso che anziché aspettare di “scoprire” la propria strada, sia più utile adottare un approccio sperimentale.
Cosa significa?
Significa fare per poi capire se quello che fai ti piace davvero e se può diventare qualcosa di cui appassionarti.
Certo, un punto di partenza deve esserci: un’attitudine, una passione, i valori che persegui ma se non hai idea di cosa fare, da qualche parte dovrai pur cominciare. Sei d’accordo?
Attraversare più identità lavorative diventa così un valore aggiunto per evolversi.
In questo articolo vedremo come provare nuove identità professionali può aiutarti a trovare la direzione giusta e ti darò qualche consiglio pratico per farlo in modo efficace.
Perché la vocazione è un mito
Come dicevo, l’idea che ognuno abbia una sola vocazione può essere limitante e persino “dannosa”.
Spesso ci sentiamo sotto pressione nel trovare la “giusta” carriera fin da giovani quando in realtà la maggior parte delle persone scopre cosa gli piace solo attraverso il tempo e l’esperienza.
Se penso a quando ero un’adolescente non avevo la minima idea di cosa avrei fatto da grande. Ho scelto le scuole superiori basandomi sul fatto che mi piacessero le lingue e l’università con l’idea che mi sarebbero state utili nel mondo del lavoro.
Quello che è accaduto dopo è stato scegliere un lavoro che mi permettesse di fare un po’ di esperienza ed entrare nel mondo del lavoro. Sapevo che non lo avrei fatto per tutta la vita ma la verità era che non sapevo cosa avrei fatto in futuro.
Quando l’ho capito? A 40 anni.
L’ho capito sbagliando, studiando altre cose che mi appassionavano, lavorando su di me, sulle mie attitudini e su cosa ritenessi davvero importante.
E ci sono alcune cose che ho capito:
Le passioni si sviluppano: ciò che ci appassiona oggi potrebbe non essere ciò che ameremo fare tra dieci anni. La passione nasce dall’esposizione ripetuta e dalla crescita in un determinato ambito.
Dietro le passioni spesso si cileno le attitudini, competenze trasferibili di cui non eravamo a conoscenza ma che sono alla base delle nostre decisioni.
Scopri di avere una passione per la cucina? Se dovessimo ragionare il termini di passione = lavoro dovresti pensare ad aprire un ristorante, un bar o diventare chef. Magari sì o ma magari no.
👉🏻 Cosa si cela dietro la tua passione per la cucina?
👉🏻 Perché ti piace cucinare?
👉🏻 Cosa provi quando cucini?
E se la cucina ti piacesse solo perché ti permette di esprimere la tua creatività o indipendenza? Sono sicuramente aspetti importanti da valutare nella scelta di un lavoro. Chi mi dice che trovando qualcosa di creativo tu non possa appassionarti a quel lavoro?
Le competenze e l’interesse si costruiscono con il tempo: più pratichiamo una disciplina, più diventiamo bravi e più potremmo apprezzarla. Oppure con il tempo potremmo stufarci proprio perché la pratichiamo troppo. Ed ecco che arriva il bisogno di cambiare e di sperimentare.
Sperimentare riduce l’ansia da scelta: anziché restare bloccati nella ricerca della “vocazione”, è meglio esplorare diverse opzioni per vedere quale ci risuona di più.
Spesso le persone mi dicono di non “avere tempo” di sperimentare e allora io mi chiedo: “hai invece tempo di perdere tempo (scusa il gioco di parole) con un lavoro che non ti piace, non ti soddisfa e ti fa stare male?
Il valore della sperimentazione professionale
Ecco allora che testare diverse identità professionali diventa importante. Personalmente trovo che abbia alcuni vantaggi:
Ci permette di capire cosa ci piace davvero.
Sapere se un lavoro ci piacerà finché non lo proviamo, è un po’ difficile, sei d’accordo?
Sviluppare un set di competenze trasversali.
Cambiando ruolo o settore possiamo acquisire nuove skills che renderanno il nostro profilo più versatile.
Come dicevo in apertura di questo articolo le competenze trasferibili sono sempre più richieste nel mondo del lavoro ed è decisamente più “semplice” svilupparle facendo tante e diverse esperienze.
Accrescere la nostra rete di contatti.
Esplorare ambiti diversi ci mette in contatto con persone che possono aprirci nuove porte o farci riflettere su qualcosa a cui non avevamo mai pensato.
Diminuire il rischio di insoddisfazione.
Restare in un lavoro che non ci soddisfa per paura del cambiamento può portare a frustrazione e stagnazione. Anche solo valutare qualcosa di diverso può dare un grande boost.
Strategie pratiche per testare nuove identità professionali
Non serve cambiare lavoro da un giorno all’altro. Possiamo iniziare con piccoli esperimenti.
❓Hai mai pensato di dedicare qualche ora alla settimana ad un progetto personale o in un campo diverso da quello in cui lavori?
❓Hai mai pensato di lavorare gratuitamente per una causa che ti interessa per vedere se quel tipo di attività ti stimola?
❓Hai mai pensato di chiedere un part-time per avere più tempo per te e sperimentare qualcosa di nuovo? Ti permetterebbe di mantenere la tua sicurezza economica e nel frattempo dedicarti a te stess*.
Queste sono idee ma da qualche parte dovremo pur iniziare, giusto?
Ricordati inoltre di fare networking e di parlare con quelle persone che possono essere di ispirazione e/o che svolgono un lavoro che ti attira e appassiona.
Partecipa ad eventi, conferenze e immergiti nel linguaggio e nella cultura di un settore.
L’ostacolo più grande nel trovare l’identità professionale
Uno degli ostacoli più grandi nel provare nuove identità professionali è la paura del fallimento.
Quello che spesso però non si vede, perché vediamo solo il bicchiere mezzo vuoto, è che ogni esperienza è un tassello in più.
Anche se scopriamo che un certo lavoro non fa per noi avremo imparato qualcosa di utile.
Molti professionisti di successo hanno cambiato più volte direzione prima di trovare la loro strada e l‘importante è il progresso, non la perfezione: ogni passo avanti, anche piccolo, ci avvicina alla nostra carriera ideale.
Quando e come fare una transizione definitiva
Dopo aver sperimentato diverse identità professionali, potrebbe accadere di trovarne una che ti interessa abbastanza da volerci investire a tempo pieno.
Come te ne accorgi?
Potresti ad esempio realizzare di aver sviluppato competenze di base nel nuovo settore che prima non pensavi di avere.
Oppure senti un entusiasmo costante e non vedi l’ora di occuparti di quella cosa, di lavorare su quel progetto, di dedicare il tuo tempo libero a svolgerla.
E a questo punto che si fa?
Puoi pianificare la transizione in modo strategico come ad esempio definendo un piano d’azione che ti permetta di stabilire obiettivi chiari e una timeline realistica.
Se il cambiamento comporta una riduzione temporanea del reddito, avere un cuscinetto finanziario aiuta. Potresti pensare a come risparmiare, a come aprire un fondo di sicurezza o come investire in modo intelligente.
Infine, fare un passaggio graduale che ti permetta di iniziare magari con un part-time e aumentare progressivamente l’impegno.
La ricerca della “vocazione” non deve essere un ostacolo alla tua crescita professionale.
Sperimentare attivamente diverse identità lavorative ci permette di capire cosa ci motiva davvero senza aspettare che la risposta arrivi dall’alto.
Con un approccio pratico, aperto al cambiamento e privo della paura di fallire, possiamo costruire una carriera soddisfacente e autentica, basata sull’esperienza e non solo su teorie o aspettative irrealistiche.
Un abbraccio,
Fede