Ciao,
come stai? Buon inizio settimana 😀.
Oggi voglio raccontarti una storia.
Voglio raccontarti la storia di una persona che conosco, per comodità la chiamerò P., che dopo anni ha finalmente avuto il coraggio di dimettersi ma che solo poche settimane dall’inizio del nuovo lavoro è stato licenziato.
Devi sapere che in queste ultime settimane diverse persone mi hanno scritto perché interessate a cambiare lavoro.
Da un lato la cosa mi rende estremamente felice perché significa che queste persone si fidano di me e hanno deciso di affidarsi a me e alle mie competenze.
Dall’altra la cosa mi rattrista perché quando ascolto le loro storie avverto la sofferenza che provano, il disagio che stanno vivendo e quanto desiderano che tutto ciò finisca il prima possibile.
Questo è un po’ il mio conflitto, un conflitto che allo stesso tempo mi dà la carica per dare il meglio di me stessa e aiutare ciascuno di loro a raggiungere il proprio obiettivo.
Gli obiettivi, per come li vedo io, sono un susseguirsi di azioni e più queste azioni sono ben organizzate e strutturate, più la strada da seguire sarà semplice.
È un po’ come quando organizzi un viaggio: se conosci l’itinerario da seguire, sarà più semplice arrivare a destinazione!
Ma che succede quando hai un obiettivo e all’improvviso arriva uno tsunami che stravolge tutto?
Che succede quando hai un lavoro sul quale conti per sostenere la tua famiglia e gli impegni presi e all’improvviso vieni licenziato senza alcun preavviso?
È la storia di P. che dall’oggi col domani si è ritrovato senza un lavoro, con due figli, uno appena nato ed un mutuo da pagare.
Non so cosa ne pensi tu ma quando me l’hanno raccontato mi sono venuti i brividi.
È accaduto esattamente quello che ti ho descritto poco fa: è come se avessi provato sulla mia pelle la sua sofferenza, la sua paura e sebbene non fosse davanti a me quando lo raccontava, potevo vedere il suo viso terrorizzato.
Il mio lavoro di coach non mi permette di lasciarmi sopraffare dalle emozioni.
Mi spiego meglio.
Quello che voglio dire è che ciò che provo come essere umano e persona con una grande sensibilità, non può prendere il sopravvento, perché questo mi impedirebbe di essere di aiuto a quella persona.
E allora mi sono chiesta: cosa avrei fatto se P. fosse venuto da me con questa problematica? Cosa gli avrei detto?
Se mi conosci e mi segui sai che non è mio compito dirti cosa fare.
Non sarei una brava coach se lo facessi e soprattutto non spetta né a me né a nessun altro dire cosa fare a qualcuno.
Quello che però posso fare è aiutare la persona a vedere le cose da una prospettiva diversa, aiutarla a vedere qualcosa che ancora non riesce a vedere perché la paura e la preoccupazione oscurano la visuale.
E allora quello che le avrei detto è:
👉🏻 Come puoi uscire velocemente da questa situazione?
👉🏻 Quali azioni puoi compiere per tamponare?
👉🏻 Da chi puoi farti aiutare?
👉🏻 Quali risorse hai a disposizione per affrontare il momento?
Focalizzarti su ciò che è successo e piangerti addosso per l’ingiustizia subita non ti aiuterà a risolvere la situazione.
Esterna le tue emozioni, piangi, urla, arrabbiati se ne senti il bisogno ma poi trasforma tutto in azioni concrete che ti permettano di trovare una soluzione.
Ecco cosa avrei fatto se P. fosse venuto a chiedermi aiuto ed ecco cosa gli avrei detto.
A volte le persone hanno bisogno di essere comprese, ascoltate ma altre volte hanno bisogno di essere aiutate a guardare oltre perché è proprio lì che risiede il cambiamento ed è proprio lì dove avviene l’evoluzione.
Se anche tu come P. stai vivendo una situazione simile, smetti di piangerti addosso, smetti di pensare di essere uno sfigat* e che capiti tutto a te perché questo atteggiamento non ti aiuterà, anzi, ti affosserà ancor di più nella commiserazione.
Rialzati e agisci. È davvero l’unica soluzione possibile.
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