Ciao,
come stai? Buon inizio settimana 😃
Oggi voglio raccontarti la storia di Sara (nome inventato) che mi ha contattata perché interessata a cambiare lavoro.
Sara lavora da 20 anni nella stessa azienda e da circa 5 sta cercando di andarsene. Mi racconta di aver mandato decine e decine di curriculum e aver sostenuto altrettanti colloqui ma di non averne superato nessuno.
Il lavoro che svolge non le piace più (“forse non mi è mai piaciuto” mi dice”) e l’ambiente è diventato talmente tossico da non poter più respirare.
Sara vive in una piccola cittadina del nord Italia, vicina alla sua famiglia e non vuole spostarsi.
Le faccio qualche domanda mirata per capire se avesse almeno un’idea di cosa fare e la sua risposta è questa:
“non sono mai stata una persona decisa e che sa quello che vuole. Ho sempre lavorato per necessità ma adesso non ce la faccio più”.
È inutile che vi dica che carico di emotività ci fosse in quella frase. In quella parole era racchiuso tutto quello che stava provando.
Quando mi confronto con persone come Sara, che non hanno dunque idea di cosa fare della propria vita professionale (anche se poi emerge che non si tratta di non sapere quanto piuttosto di aver timore a fare 😃), come prima cosa le aiuto a fare chiarezza.
La maggior parte delle persone con le quali lavoro hanno una gran confusione in testa ed è proprio questa confusione che provoca loro la sensazione di non sapere cosa fare, di non avere aspirazioni, passioni o attitudini.
Fare chiarezza dunque tra i pensieri è il primo punto sul quale lavorare.
Il passaggio successivo è capire che cosa desiderano le persone per se stesse e la propria vita. Ed ecco che qui le cose si complicano un po’ 🥺
Sara ha sempre lavorato per necessità e mai per volontà. Ha sempre avuto bisogno di lavorare e nessuno l’ha mai spronata o incitata a fare qualcosa che realmente amasse.
Sara percepisce il lavoro come dovere; non è dunque importante quale, quanto piuttosto cosa le restituisce: il denaro per sopravvivere.
L’invio randomico di curriculum senza alcun metodo, strategia o criterio di scelta sono un chiaro segnale di questa percezione.
Il punto è che durante i colloqui emerge chiaramente che Sara non sa perché si trova lì né perché si è candidata proprio per quell’azienda. Qualunque selezionatore un minimo esperto si rende conto quando il candidato ha le idee chiare e quando invece non ha la minima idea del perché si trovi lì.
Il lavoro da fare in questo caso sarà capire prima di tutto che cosa desidera Sara per se stessa così che possa costruire un curriculum che rispecchi tutto ciò ed inizi la ricerca del lavoro e delle aziende con un obiettivo specifico.
Perché ti ho raccontato questa storia?
Perché volevo farti sapere che se anche tu ti trovi in questa situazione, sappi che non sei sol* e che è possibile trovare una via d’uscita.
La ricerca di lavoro è un processo, non un momento. La fretta, come diceva qualcuno, è cattiva consigliera.
So che tutti noi abbiamo bisogno di lavorare per sostenerci e per stare bene e, proprio per questo, sono una grande fan del piano d’azione, del costruire una strada passo dopo passo partendo dai nostri punti fermi, ovvero da noi e da quello che abbiamo costruito fino ad ora.
Restare incastrati in qualcosa che non vogliamo perché abbiamo paura di venirne fuori, non è di certo la strategia migliore. Una buona strategia invece è ascoltarci e capire, prima che sia troppo tardi, che dobbiamo cambiare le cose.
In questo modo non ci troveremo con l’acqua alla gola e avremo più tempo per costruire un piano d’azione efficace che conduca verso ciò che desideriamo.
Ps. Vuoi sapere che cosa ha deciso di fare Sara?, Sebbene in un primo momento fosse spaventata all’idea di mettersi in gioco, successivamente ha deciso di farlo. “O adesso o mai più” è stata la sua frase.
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