Partiamo subito con una domanda:
“Rispondi mai ai sondaggi o alle domande che vengono poste sui profili Instagram delle persone che segui?”
Non parlerò di Instagram tranquill* 🤪.
Tra pochissimo ti spiego dove voglio arrivare.
Ti ho fatto questa domanda perché inizialmente ero la prima a non farlo 😐.
Ci sono così tanti contenuti da leggere ogni giorno sui social, pensavo, che non posso soffermarmi a rispondere a tutti!
Da quando però mi sono trovata dalla parte di chi i sondaggi li crea per comprendere le esigenze del suo pubblico e produrre contenuti utili, ho cambiato la percezione della cosa.
Non voglio dirti che rispondo a tutti, ma sicuramente a quelli che riguardano tematiche che mi interessano. So che la mia opinione è importante e sono felice di contribuire.
Ma veniamo a noi e al perché di questa premessa.
Sei pront*? Partiamo!
Qualche giorno fa ho lanciato un breve sondaggio sul mio profilo Instagram e sono rimasta piacevolmente colpita dalla reazione dei miei followers che, fino a quel momento, non avevano mai partecipato così numerosi 😁
Ti racconto di cosa si tratta.
Quella mattina avevo letto un post che riportava una serie di dati statistici molto interessanti, tratti da fonte autorevole, sulla situazione lavorativa del nostro Paese.
Secondo la fonte, il 70% delle persone che si sono dimesse nell’ultimo anno dalle aziende prese a campione per questo studio, si trovano nella fascia d’età compresa tra i 25 e 35 anni. Segue quella 35-45.
L’autore del post faceva poi una serie di considerazioni a riguardo e chiedeva al suo pubblico cosa ne pensasse.
I commenti sono arrivati a centinaia e di ogni genere: provocatori, aggressivi, infamanti nei confronti dei datori di lavoro, lo stato, ecc…
Si trattava di persone chiaramente insoddisfatte del proprio lavoro.
Così mi sono chiesta:
perché queste persone che odiano tanto quello che fanno si prendono del tempo per rispondere a questo post invece di concentrarsi su come potrebbero cambiare la loro vita e la loro condizione lavorativa?
Ecco l’idea del sondaggio.
Qual è il motivo per cui tante persone hanno paura di dimettersi nonostante lo desiderino?
Nel sondaggio ho indicato una serie di opzioni e la più quotata è stata la paura del cambiamento (se ti va di approfondire il tema, ne abbiamo parlato nella scorsa newsletter 😏).
Sono però molto interessanti anche le altre risposte.
Vediamole una ad una.
Età
Sì, l’età è sicuramente una delle ragioni per cui le persone desistono dal dimettersi.
Si ha paura di essere “vecchi” o in “ritardo”. Ma la domanda che ti pongo é: vecchi* o in ritardo rispetto a chi? rispetto a cosa?
Chi definisce qual è l’età giusta per dimettersi? Quali sono i criteri per cui tu o io possiamo essere definiti vecchi per dimetterci?
Mi sono dimessa all’età di 40 anni senza un “piano B” perché prima non ero pronta. Punto.
Per la società e molte delle persone attorno a me ero vecchia e non hai idea di quante volte mi sia sentita dire che ero pazza.
La verità è che avevo bisogno di sistemare alcune cose prima di poterlo fare e mi sono dimessa quando ho sentito che fosse il momento giusto.
Non c’è altra spiegazione.
Se sei tra coloro che sta pensando di dimettersi e pensa che l’età sia un freno, ricordati che non c’è nessuna regola scritta o incisa nella pietra che definisca qual è l’età “giusta” ma solo quella migliore per te.
Guardati intorno e chiediti se conosci qualcuno che si è dimesso in un’età “fuori standard” e se non la conosci, cerca on line, documentati, leggi le storie di chi lo ha fatto e vedrai che ce ne sono molte di più di quelle che immagini.
Il giudizio degli altri
Anche questa è una motivazione che sento spesso.
Paura del giudizio della famiglia, degli amici, dei colleghi e di tutti coloro che si preoccupano per noi.
È bello che le persone si preoccupino per noi, questo significa che tengono a noi e alla nostra felicità.
Ma attenzione a non lasciare che queste persone rovescino su di noi la loro incapacità di prendere una decisione.
Mi spiego meglio.
Quello che accade è che trasferiscono su di noi, in modo inconscio nella maggior parte delle volte, le loro paure facendo sì che diventino le nostre.
Mia madre, quando le dissi che mi ero dimessa mi chiese: “e se non trovi un altro lavoro, che fai”? “Non ci si dimette senza averne trovato un altro!”.
Queste erano chiaramente le sue paure e sebbene fosse in buona fede, ha cercato di trasmettermele facendo sì che diventassero le mie e cambiassi idea facendo una scelta per lei più saggia rispetto a quella che ho fatto io.
Ascolta i pareri delle persone a cui tieni, prendi il buono e lascia andare il resto.
Mancanza di competenze
Altro tema delicato.
Viviamo in una società dove per avere successo dobbiamo essere esperti di tutto.
La verità? Non è necessario.
Non è necessario essere esperti di tutto nel mondo del lavoro ma avere le giuste competenze per svolgere al meglio ciò che fai.
A volte penso che dire “mi mancano le competenze” sia un po’ una scusa.
Vuoi dimetterti e cambiare lavoro ma ti mancano delle competenze di digital marketing per ricoprire quella posizione?
Acquisiscile. Studia. Iscriviti ad un corso. Frequenta un master.
Ci vuole troppo tempo per acquisirle e tu vuoi comunque cambiare lavoro?
Prometti al tuo futuro datore di lavoro che ti impegnerai al massimo per finire il prima possibile e che nel frattempo farai pratica sul campo. Non sarai di certo il primo candidato a farlo!
E se non funziona?
Peccato. Ci resterai male, ti incazzerai con il mondo per un giorno o due e poi guarderai avanti sapendo di aver fatto tutto il possibile.
Le competenze si sviluppano. La cosa fondamentale è capire cosa vuoi fare davvero e dove vuoi arrivare.
Non avere competenze è a mio avviso una scusa per non iniziare, per non fare e continuare a procrastinare qualcosa che sai, dentro di te, ti renderà più felice e soddisfatt*.
Spero di cuore di averti trasmesso che le motivazioni che pensi siano insormontabili, sono in realtà frutto di pensieri di altri e soprattutto facilmente smontabili.
Comprendi ciò che vuoi, delinea la strada, ascolta il tuo gruppo dei pari, prendi il buono e poi tira dritto per la tua strada.
💡 Cose che mi hanno ispirato questa settimana
- Rafael Nadal: epica, etica, pathos – Leggi l’articolo
Rafael Nadal annuncia la sua presenza agli Australian Open 2022 l’ultimo giorno.
Nessuno lo dava tra i favoriti, anzi, da molti è stato deriso per la sua scarsa forma fisica inadatta a sostenere una competizione del genere.
Contro ogni pronostico non solo vince contro un grande campione ma conquista il 21 Slam salendo sul trono dei titoli del Grande Slam.
Una storia di determinazione e forza.
🎥 Film o serie tv che mi hanno ispirato questa settimana
- La fantastica signora Maisel – Prime Video
La storia è ambientata nella New York di fine anni ’50. La protagonista, Midge Maisel è una casalinga ebrea della classe benestante.
Midge è convinta che la vita di una donna come lei sia quella di avere un bravo marito, accudire i figli, occuparsi della casa e della cucina finché la scoperta del tradimento del marito la porterà a rimescolare le carte e a scoprire di avere un grande talento.
- The Shrink Next Door – Apple TV+
Si tratta della storia vera del protagonista Marty che inizia un percorso di psicoterapia con il Dr. Herschkopf. La serie descrive il rapporto malsano di dipendenza e abuso psicologico tra medico e paziente.
Il suo racconto mira a turbare chi guarda, mostrandogli come sia possibile creare una sudditanza mentale profonda e disorientante per chi la vive.