Ciao,
come stai? Buon inizio settimana 😃
Mentre ti scrivo, oggi mi sento particolarmente grata.
Mi sento grata perché sono seduta comodamente alla mia scrivania, tranquilla, al sicuro ed in pace nella mia casa, mentre in Emilia Romagna si è scatenato il disastro.
Un disastro che non è descrivibile a parole e che nessuno, ripeto nessuno, a parte chi lo sta vivendo può davvero sapere di cosa si tratti e cosa si provi.
Come sai in questo nostro appuntamento parliamo di lavoro.
E come si fa a parlare di lavoro quando a pochi chilomentri di distanza (io vivo in Toscana) ci sono persone che lottano per sopravvivere, ti starai chiedendo?
Si può nell’esatto momento in cui leggo e sento testimonianze di persone che nonostante tutto quello che sta accadendo nella loro città si sono sentite costrette ad andare a lavorare (o magari sono state costrette, chissà!).
Non è mia intenzione fare polemica su questo aspetto, quanto piuttosto spingervi ad una riflessione.
Il lavoro è una parte importante della vita di ognuno di noi. Ce lo siamo detti più e più volte e personalmente continuerò a sostenerlo.
Sarei un’ipocrita se pensassi il contrario e non sarei coerente con me stessa e con voi se vi dicessi che non è così.
Partendo da questo presupposto mi chiedo fino a che punto possa essere importante, fino a che punto una persona senta di poterSi spingere per non perderlo, per non tentare altre strade, per cercare un posto in cui il rispetto per la persona ed il suo valore vengano al primo posto.
Per come la vedo io, non si tratta solo di avere l’attenzione sulle aziende che obbligano i propri dipendenti ad andare al lavoro (che trovo assolutamente vergognoso, anti-etico ed irrispettoso), ma si tratta di capire quello che vuoi tu per te stess* e per la tua vita.
Si tratta di capire quanto sei dispost* a pagare tu pur di non guardare da quella parte, pur di non affrontare quella situazione che in questo momento ti sta facendo soffrire. Qualunque essa sia.
Possiamo lottare all’unisono per impedire che questo tipo di situazioni accadano ma dobbiamo anche lottare a livello interiore per la propria felicità ed il proprio benessere.
Posso già immaginare che la prima obiezione a questa riflessione sia:
👉🏻 come faccio a lasciare tutto?
👉🏻 come dò da mangiare ai miei figli?
👉🏻 come faccio con il mutuo di casa?
E come pensi che faranno le persone che sono state coinvolte in quell’alluvione e che hanno perso la propria casa o una persona cara e tutte le sicurezze costruite nella vita?
La vuoi sapere qual è la grande differenza tra loro e te?
Che tu oggi sei nella posizione di poter scegliere.
Sei nella posizione di decidere che cosa vuoi, che cosa sei dispost* ad accettare e cosa no.
Sei nella posizione di dire “adesso basta”.
Come dico sempre non è necessario mollare tutto.
È però necessario iniziare a costruire un piano d’azione che ti permetta di costruire qualcosa che senti valga la pena, che è in linea con ciò che desideri davvero.
Ci vorrà del tempo? Sì, certo.
Farai fatica? Forse sì o forse no, quello dipenderà da te.
Dovrai rinunciare a qualcosa? Probabile ma anche questo dipenderà da cos’è per te la rinuncia e qual è il motivo per cui lo fai.
Non lasciare che siano le condizioni esterne a decidere per te.
Non lasciare che sia una situazione al limite a farti prendere una decisione.
Prendi in mano ora la tua vita e fai qualcosa per te.
Buon inizio di settimana,
Fede
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