Essere felice al lavoro è diventata un’esigenza.
Non serve che vi dica quante ore della giornata trascorriate al lavoro e non serve che vi dica che sono spesso molte di più di quelle che trascorrete con la vostra famiglia o con i vostri amici.
La pandemia ha fatto comprendere a molti di noi l’importanza del tempo, del dedicarsi alle proprie passioni, alla famiglia e a ciò che conta per noi e al tempo stesso dell’importanza di avere un lavoro soddisfacente, che ci permetta di essere fieri ed orgogliosi oltre che sentirci parte di qualcosa.
La vita privata e la professione non sono mai state così connesse come oggi e la rivoluzione digitale di questi ultimi anni ha chiesto uno sforzo maggiore in termini di autodisciplina da parte del singolo. Vogliamo essere felici in famiglia ma vogliamo esserlo anche sul lavoro. Per questo molti di noi hanno iniziato ad interrogarsi sul senso del proprio lavoro.
Sono appasionat* di ciò che faccio?
Mi sento appagat* dal mio lavoro?
Quando la sera appoggio la testa sul cuscino, sono fier* e soddisfatt* della giornata?
Queste sono alcune delle domande che mi capita di porre durante le sessioni di coaching e che fanno emergere sin da subito se ciò che svolgiamo ogni giorno ci nobilita (“il lavoro nobilita l’uomo” diceva qualcuno”) o se facciamo ciò che facciamo semplicemente per dovere nei confronti di noi stessi o della nostra famiglia.
Nell’esatto momento in cui attribuiamo al lavoro un senso ed un valore, accade quasi inconsapevolmente che la ricerca della felicità non possa essere solo legata alla retribuzione mensile, ma al bisogno di qualcosa di più, di qualcosa di più profondo, di sentirsi parte attiva, coinvolti in prima persona nella scelta della propria felicità.
Se lavoriamo e stiamo bene, siamo più produttivi, partecipativi e costruttivi.
Ecco perché in questo articolo voglio darti qualche spunto di riflessione su come poter essere felici al lavoro.
Contenuti dell'articolo
Come essere felice al lavoro: parti da te
Ti sei mai chiest* quando, come lavoratore (libero professionista o meno) ti sei sentito felice? Cosa deve accadere perché tu possa provare felicità? Può sembrare una domanda stupida, ma non lo è.
Attribuiamo spesso il concetto di felicità alla vita privata, all’avere o meno un compagn* che ci ami, alla famiglia o ai figli. Non pensiamo mai, o almeno non così di frequente, alla felicità sul lavoro.
Anzi, spesso facciamo proprio l’opposto! Ci lamentiamo delle cose che non vanno, dei colleghi con i quali non andiamo d’accordo, del capo che non ci ascolta. Identifichiamo tutto ciò che ci rende infelici, invece di focalizzarci su ciò che c’è di positivo.
Oggi voglio chiederti di guardare da un’altra prospettiva: parti da te, da quello che dipende da te e di cui hai il “controllo”. Parti dal tuo perché.
Mission/Vocazione
Ti sei chiest* perché fai quello che fai?
Qual è la tua mission?
Cosa significa per te il tuo lavoro?
Queste sono, dal mio punto di vista, domande cruciali. Quando mi furono poste per la prima volta entrai in crisi. Lavoravo per portare a casa uno stipendio, per potermi permettere l’affitto della casa, l’acquisto della macchina, le vacanze estive ma non avevo mai pensato al lavoro come mission, come vocazione.
Ho sempre invidiato chi lavorava per uno scopo, chi andava oltre il semplice “lavorare per vivere” e fino a quel momento non mi ero mai soffermata troppo sul senso di quell’espressione fino a quando un burn out mi ha completamente travolta.
Fare ciò che fai senza sapere il motivo per cui lo fai è un ottimo modo per vivere infelicemente il tuo lavoro. Il lavoro potrà saziarti per un po’, potrà alimentare la tua sensazione di felicità per un lasso di tempo ma prima o poi dovrai farci i conti.
Chiediti cosa ti spinge ogni mattina ad alzarti dal letto o cosa ti spinge a fare i sacrifici che stai facendo. Parti dal tuo obiettivo, parti da te.
Atteggiamento
Come ti poni nei confronti del tuo lavoro? Come ti poni nei confronti dei tuoi colleghi/collaboratori?
L’atteggiamento nella vita è tutto. Per fare in modo che tu possa essere felice al lavoro dovrai essere tu, per primo, ad adottare un cambio culturale e di mindset all’interno del tuo luogo di lavoro.
Chi non vorrebbe che le persone si comportassero come noi pensiamo sia giusto si comportino? Purtroppo però non funziona così; non possiamo controllare né i pensieri né i comportamenti delle persone. Possiamo controllare solo noi stessi.
Parti dunque da te: agisci in linea con i tuoi valori, rispettati, fai ciò che ritieni sia giusto, sii onest*, e coerente con te stess* e sii di esempio per le persone che ti sono accanto.
Ricorda: la tua felicità parte da te.
Fiducia
Atteggiamento, verso altri o verso sé stessi, che risulta da una valutazione positiva di fatti, circostanze, relazioni, per cui si confida nelle altrui o proprie possibilità.
La fiducia è un atteggiamento dunque verso di sé e verso gli altri. Se non ho fiducia in me stesso e nelle mie capacità, come posso averne verso gli altri? E se non mi fido di ciò che posso fare, come posso essere felice dei miei successi?
Essere felice al lavoro significa inoltre fidarsi delle persone con le quali collaboriamo, fidarsi delle loro abilità, del fatto che possano portare un contributo concreto. La fiducia è alla base di qualunque relazione e se vuoi vivere il lavoro felicemente, impara ad accettare che non puoi fare tutto da solo e che l’aiuto degli altri possa essere un valore aggiunto.
Positività
Anche la positività è una questione di atteggiamento. Come affronti le difficoltà che ti si presentano? Sei una di quelle persone che focalizza l’attenzione sul problema o che cerca di trarre il meglio da ogni situazione?
Possiamo parlare di metodi basati sulla psicologia positiva o di “ristrutturazione” ma il punto è uno: osservare il problema ponendo l’attenzione sul fatto che non sarebbe dovuto accadere o che sarebbe stato meglio comportarsi in modo diverso non ti aiuterà a risolverlo e questi pensieri non faranno altro che generare in te frustrazione, rabbia e conflittualità.
Diverso è partire dal problema e osservarlo da un’altra prospettiva, sforzandosi di trovare una nota positiva, un aspetto evolutivo che possa essere utile e funzionale per te.
Non sto dicendo di vedere tutto rosa! Sto dicendo di spostare l’attenzione verso qualcosa di più utile facendo in modo che la tua emotività legata a quell’evento si abbassi e tu possa vedere più lucidamente le cose.
Valore
Se vuoi essere felice al lavoro, svolgi una professione che ti permetta di dare il tuo contributo e di portare valore.
Chiedendo ad alcuni lavoratori quando si sono sentiti felici e appagati, è emerso che le risposte più comuni sono state quando si rendono conto di poter influenzare un processo per raggiungere gli obiettivi oppure quando sentono di poter mettere in atto dinamiche positive che contribuiscono al raggiungimento di un risultato importante.
L’essere felici passa dunque attraverso l’attribuzione di valore. Senza valore è un po’ come se ci sentissimo inutili e nessuno vuole sentirsi così, vero?
Se vuoi essere felice al lavoro, lascia andare queste 4 cose
Il lavoro è il lavoro e la vita privata è la vita privata.
Personalmente sono d’accordo in parte con questa frase. Certo, ci sono alcuni comportamenti che non è bene adottare sul posto di lavoro perché ci troviamo in un ambiente condiviso, ci sono persone con le quali non abbiamo confidenza.
Ma è altrettanto vero che molto di come siamo nella vita privata (intesa come quotidianità fuori dal lavoro) rispecchia la nostra personalità, le nostre attitudini, i nostri valori e credenze che non possiamo fare a meno di portare con noi anche al lavoro.
Fatta questa doverosa premessa, ci sono dei comportamenti che è assolutamente bene evitare di portare al lavoro se vogliamo costruire un ambiente felice.
I problemi personali
Chi di noi non ha problemi personali, scagli la prima pietra. Tutti noi li abbiamo e proprio perché li etichettiamo come problemi, hanno un peso importante nella nostra vita.
Mi rendo conto che possa essere difficile a volte ma è estremamente importante fare in modo che il pensiero di quel problema non influisca sul nostro atteggiamento e di conseguenza sulle nostre azioni.
Non ti sto dicendo di dimenticare il problema ma di accantonare il suo pensiero, di parcheggiarlo al ciglio della strada e di continuare a guidare.
E come si fa? Come si fa a non pensare a qualcosa che ci fa stare male, che ci provoca preoccupazione?
Una tecnica molto efficace è quella di spostare l’attenzione verso qualcosa che ti faccia stare bene.
Quando ti succede che quel pensiero torna alla mente, guardati intorno e cerca qualcosa che distolga l’attenzione da esso: un oggetto che ti strappa un sorriso, un profumo che ti fa tornare in mente un momento felice, un collega che ti fa ridere.
Allenati a spostare il focus. Non è la soluzione al problema ma è un ottimo modo per lasciare per qualche istante le tue preoccupazioni fuori dalla porta e concentrarti su ciò che stai facendo. La felicità al lavoro passa anche da qui.
Invidia
Qualche settimana fa ho scritto una newsletter su questo tema, attribuendo all’invidia un’accezione utile.
Se prendiamo il significato della parola facendoci aiutare dal dizionario, troviamo questa definizione: Sentimento spiacevole che si prova per un bene o una qualità altrui che si vorrebbero per sé.
Quante volte capita che al lavoro si provi invidia per un collega che è più brav* di noi o che riesce meglio di noi in ciò che fa? O che ha più visibilità o ottiene più riconoscimenti?
Si tratta di un sentimento davvero pericoloso perché rischia di farci focalizzare sull’altro, alimentando la nostra frustrazione e rabbia, invece di concentrarci su di noi e su cosa potremmo fare per migliorarci e raggiungere gli stessi risultati (o perché no, magari migliori!).
Tutto ciò che ci irrita negli altri, può portarci a capire noi stessi (Carl Gustav Young)
Invece di provare invidia per il collega, perché non chiederci:
Come ha fatto quella persona ad avere quello che ha?
Come ha fatto quella persona a raggiungere quel successo?
Come ha fatto quella persona ad ottenere quell’incarico?
Si tratta di un cambio di mindset importante e con questa accezione l’invidia cambia volto. Lascia a casa l’invidia malsana e se proprio senti di non poter fare a meno di provare questo sentimento, trasformalo in qualcosa di utile per per te e la tua crescita.
Negatività
Se sei una persona negativa, ovvero che si lamenta sempre, che vede tutto nero e che non si gode mai i successi, per cortesia non portare la tua negatività al lavoro. La negatività è come un’ombra ed emana un’energia pazzesca attorno alle persone che ti stanno accanto.
Sei infelice della tua vita? Fai qualcosa per cambiarla. Ci hai provato ma non sei riuscit*? Chiedi aiuto.
Ognuno di noi ha diritto di essere felice e visto che al lavoro non possiamo scegliere le persone con cui lavorare (per lo meno non sempre), possiamo decidere quale atteggiamento avere nei confronti delle cose che ci accadono.
Perfezionismo
Perfetto non significa efficace. Perfetto non significa utile.
Lascia a casa il perfezionismo e concentrati sull’imparare, sul collaborare e sul dare valore. Essere perfetti non ci rende migliori e spesso può provocare l’effetto contrario: se non pensiamo che sia tutto perfetto, tardiamo a presentare un lavoro, preferiamo rimandare un appuntamento o il lancio di un prodotto.
Hai mai pensato a quanta frustrazione può generare dentro di te questo comportamento? Se vuoi essere felice al lavoro, lascia spazio all’imperfezione perché è proprio questa a renderci umani, unici ed irripetibili.
6 elementi chiave per essere felice al lavoro
Spesso siamo così focalizzati sulla nostra quotidianità, sul raggiungere i nostri obiettivi che ci dimentichiamo di fare alcune piccole ma importanti azioni che ci aiuterebbero a vivere più felicemente il nostro lavoro.
Celebra i successi
Da coach non posso fare a meno di sottolineare l’importanza di avere degli obiettivi e con essi la celebrazione del loro raggiungimento. Spesso ci dimentichiamo di darci una pacca sulla spalla per i risultati ottenuti, di dire brav* ad un collega per il lavoro svolto o di premiarci per aver ottenuto ciò a cui aspiravamo.
Celebra ogni piccolo successo. Autostima è anche da questo, riconoscere i propri meriti.
Chiedi feedback
Come puoi pensare di migliorare se nessuno ti dice come?
In azienda nessuno te lo dice? Perfetto, vai e chiedilo. Essere felice al lavoro significa anche sapere che quello che stiamo facendo è ok, che stiamo portando valore e un contributo concreto. Il feedback è il miglior strumento possibile per crescere.
Prenditi delle pause
Dove sta scritto che dobbiamo lavorare 8h ininterrottamente senza mai fermarci? La rivoluzione digitale, lo smart working e l’hybride working ci hanno insegnato che quello che conta è la qualità non la quantità.
Prenditi dunque delle pause e durante quei momenti libera la tua mente da ogni pensiero, sia che tu stia prendendo un caffè alla macchinetta sia che stia pranzando con i tuoi colleghi.
Amplia le tue competenze
Chi si ferma è perduto!
Vuoi essere felice al lavoro? Continua ad informarti e a formarti, sii sempre un passo avanti agli altri, non limitarti a fare ciò che hai sempre fatto nello stesso modo in cui tutti lo fanno. Scopri cose nuove, porta nuove idee, strategie e fai in modo che tutto ciò che impari ti serva per crescere e per portare valore.
Aiuta gli altri
Sii generos*. Condividi ciò che sai fare e aiuta chi ha bisogno. Tenere per sé il proprio sapere non ti porterà da nessuna parte. La chiave è la condivisione.
Crea un clima sano
Sii collaborativ* e accogliente ma allo stesso tempo autorevole. La felicità al lavoro si misura soprattutto dalle persone che hai intorno e un clima ostile non ti aiuterà, anzi, complicherà ancor di più le cose.
Accetta le persone per come sono senza avere la presunzione di volerle cambiare. Piuttosto guidale con l’esempio, è l’unico modo che conosco per acquisire autorevolezza.
Se vuoi davvero essere felice al lavoro, ricordati sempre che molto parte da te e dal tuo atteggiamento. Se vuoi che le persone si fidino di te, sii affidabile, presente ed empatic*. Impara ad ascoltare senza giudicare.
E quando torni a casa la sera e chiudi la porta, portati con te le cose positive della giornata, quello che hai imparato e che ti ha reso oggi una persona migliore rispetto a ieri.
Definisci dei limiti oltre i quali non vuoi andare, come ad esempio l’orario di lavoro, le persone da frequentare al di fuori e cammina sempre con un occhio rivolto al futuro.
E se un giorno dovessi sentire che stai valicando quei limiti e che hai perso la bussola, fermati e chiediti cosa sta accadendo e se quello che fai ti rende felice. Se la risposta dovesse essere no, è arrivato il momento di fare qualche cambiamento.
Mi piacerebbe tantissimo avere un feedback da parte tua e sapere se quello che ti ho raccontato ti è stato utile oppure no. Scrivilo pure nei commenti, sarò felicissima di leggerti 😃
Un abbraccio,
Fede