Sentirsi inadeguati al lavoro è diventato un sentimento condiviso.
Sempre più spesso mi capita di parlare e di lavorare privatamente con persone che si sentono inadeguate al lavoro e se dovessi trovare un comune denominatore direi che molte di loro (non tutte per fortuna 😃) svolge un lavoro che non ama e per il quale non ha alcuna passione.
Tosta da pensare, vero? La maggior parte di loro fa un lavoro da tanti anni, alcuni da una vita intera e convive con un senso di inadeguatezza costante che le ha portate a credere di essere sbagliate, inutili, inferiori e prive di valore.
Non voglio in alcun modo generalizzare. Dietro a questo senso di inadeguatezza ci potrebbero essere anche questioni di natura psicologica che non è mia intenzione affrontare né perché non mi compete né perché non è il mio obiettivo. Anzi, qualora tu che mi leggi pensassi che sia questo il caso, rivolgiti ad un professionista che possa darti una mano.
Il mio intento è un altro. Vorrei parlarti di inadeguatezza da un altro punto di vista.
Vorrei mostrarti che a volte questo senso di inadeguatezza potrebbe essere legato a qualcosa di molto più “semplice” di quello che pensi, come ad esempio:
👉🏻 quello di accettare di fare un lavoro perché ti senti costrett* a farlo quando in realtà vorresti fare altro
👉🏻 voler avere un lavoro più appagante ma avere paura di cambiare perché non sapresti come potrebbe andare a finire
👉🏻 avere delle buone performance lavorative ma sentire che non ti stai esprimendo al meglio delle tue potenzialità e dunque sentirti inadatt* (magari rispetto agli altri)
👉🏻 sentirsi continuamente in competizione con gli altri che pensi siano più bravi di te.
Spesso capita di non volerci porre delle domande per paura di quelle che potrebbe essere le risposte. Per paura di scoprire cose di noi che non pensavamo, come ad esempio quella di aver intrapreso un cammino “sbagliato” fin qui e non sapere come ricominciare oppure quello di avere interessi e passioni che sono diventati fondamentali e per i quali non troviamo più il tempo.
In questo articolo vorrei mostrarti quali sono le conseguenze che questo “non sentirsi adeguato” può portare nella tua vita professionale, cosa accade quando ti senti in questo modo e soprattutto cosa fare per affrontare al meglio questa situazione. Sono una coach e sai che mi piace essere concreta.
Iniziamo!
Contenuti dell'articolo
Le conseguenze del sentirsi inadeguati al lavoro
Il sentirsi inadeguati al lavoro non può che avere delle conseguenze su di noi e sulla nostra attività.
Vediamo come prima cosa che cosa significa esattamente sentirsi inadeguati. Per farlo ci facciamo aiutare da Treccani:
“Non adeguato; inferiore, insufficiente per qualità o quantità a un determinato scopo”.
L’inadeguatezza dunque avrebbe a che fare, almeno in parte, con l’abilità: “insufficiente per qualità o quantità”.
Pensiamo a quando una persona viene giudicata inadeguata in azienda. Solitamente quando non è in grado di svolgere un determinato ruolo oppure non ha le competenze che quello specifico ruolo richiede.
Ricordo che quando lavoravo in azienda, nonostante le mie performance fossero buone (dunque le mie abilità), sentivo continuamente la sensazione di inadeguatezza. Guardavo i miei colleghi in cerca di strategie, consigli, strumenti ma nulla cambiava. Se ero capace in ciò che facevo, perché mi sentivo comunque inadeguata a svolgere quel lavoro?
La verità era che il mio senso di inadeguatezza nasceva dal rifiuto di quel lavoro. Lo rifiutavo a tal punto da non riuscire (o forse non volere) dare il massimo.
Scarsa motivazione
Una delle prime conseguenze che il sentirsi inadeguati genera è avere scarsa motivazione in ciò che si fa. Come dice la parola stessa, motiv-azione è ciò che ci spinge ad agire, a fare. Se non siamo motivati a fare qualcosa, automaticamente ci annoiamo, non troviamo utilità e dunque molliamo il colpo.
E come si fa ad avere motivazione?
Sicuramente la prima cosa da scoprire è cosa ti motiva. So che può sembrare una risposta banale ma non lo è. Tutti noi siamo motivati quando facciamo qualcosa che ci piace e che ci appassiona, vero o no? Il punto è che non basta! Sono sicura che se dovessi chiedere a Marcel Jacobs se tutti i giorni prova la stessa motivazione nell’allenarsi ti direbbe di no.
La motivazione dovrà poi trasformarsi in disciplina, in determinazione e in tenacia. E siamo tutti d’accordo, almeno credo, che se alla base non c’è qualcosa per cui pensiamo ne valga la pena, difficilmente riusciremo a portare avanti tutto il resto.
Senso di incapacità
Se ciò che faccio non mi piace e non mi stimola, anche le mie capacità in merito al mio lavoro caleranno. Inizierò a guardarmi attorno, a notare negli altri delle abilità che non ho o che non mi riconosco e inizierò così a pensare di non essere capace o di non avere abbastanza competenze.
Il senso di inadeguatezza si trasforma così nella convinzione che non sono capace di fare quel lavoro, che i miei colleghi siano più bravi di me e che io invece sia mediocre.
Si tratta di un meccanismo molto pericoloso in quanto quello che noi pensiamo sia incapacità, può nascondere molto altro come ad esempio: non riesco in quel lavoro non perché non sono in grado ma perché non mi piace, vorrei fare altro ma mi sento in gabbia nella realtà in cui vivo e non riesco a dare il meglio di me stess*.
Non sentirsi valorizzati
Fare un lavoro che non ci piace e che non ci motiva non ci porterà alcuna soddisfazione, anzi, tutto il contrario. Se svolgo tutti i giorni una mansione per cui mi sento inadatt* e per cui penso di essere incapace (perlomeno rispetto agli altri), quale soddisfazione potrò mai trarne? Nessuna.
Ne consegue che non mi sentirò valorizzat* in quanto non solo sarò la prima a non darmi valore (perché mi sarò convint* di non averlo) ma non lo faranno nemmeno gli altri in quanto non avranno alcun elemento per farlo!
Smettere di esporsi
Se non mi sento valorizzat*, capace e abile nel fare ciò che faccio inizierò a mettermi in un angolo, ad evitare di espormi. Smetterò dunque di essere partecipe alle decisioni, a fare domande, a collaborare con i miei colleghi. Il mio senso di inadeguatezza crescerà in modo esponenziale tanto da mettermi in gabbia da sol*.
Calo delle performance
Come ti raccontavo all’inizio, al lavoro andavo abbastanza bene. Ciò nonostante il mio senso di inadeguatezza cresceva ogni giorno di più. È passato esattamente dalle fasi che ti ho appena descritto: scarsa motivazione, senso di incapacità, poca volarizzazione e totale assenteismo (nel senso di mancanza di partecipazione).
Piano piano però le cose sono cambiate. Ad un certo punto quello che prima riuscivo a fare senza sforzo era diventato faticoso e di grande dispendio energetico. Cosa era successo? Semplicemente il fatto che più cresceva dentro di me la consapevolezza che non amavo ciò che facevo, che mi sentivo sprecata ed incompresa, più i miei risultati calavano.
Il giudizio degli altri
Quando iniziamo a credere di non essere capaci di fare qualcosa o che ci sia qualcuno più bravo di noi nel farlo, il giudizio che abbiamo di noi stessi diventa sempre più duro. A volte ci diciamo delle cose davvero terribili che non fanno altro che minare la nostra autostima.
Iniziamo ad ascoltare più quello che dicono gli altri e a fidarci più di loro che di noi stessi.
Il punto è che ciò che pensano gli altri ha valore fino ad un certo punto. Quello che pensano di noi è il riflesso di ciò che pensano di loro stesse; quando ci dicono cosa dovremmo fare, ci stanno semplicemente dicendo quello che farebbero loro nella nostra situazione. Stanno giudicando se stesse non noi!
Responsabilità
Quando perdiamo stima di noi stessi, quando pensiamo di non essere capaci di fare qualcosa, quando diamo troppo peso a quello che pensano le persone, stiamo iniziando a de-responsabilizzarci di fronte a ciò che ci accade.
L’ambiente di lavoro inizia a diventare sempre più tossico per colpa dei colleghi, del capo, dello stipendio, dei valori aziendali che non vengono rispettati. Tutto quello che succede intorno a noi è causato da qualcuno che non siamo noi. Io? Che c’entro io se le cose non funzionano! Non è mica colpa mia se il capo è uno stronzo!
Sì ok, il capo è uno stronzo e tu cosa stai facendo per trovare una soluzione a questa situazione?
Più ti assumerai la responsabilità di ciò che ti accade più potrai trovare una soluzione alla tua insoddisfazione. Con questo non voglio dire che debba assumerti le responsabilità che non sono tue ma di assumerti quelle che ti riguardano come il tuo comportamento e le tue azioni.
Il sentirsi inadeguati al lavoro e le domande
Abbiamo visto quali sono i segnali e le conseguenze che il senso di inadeguatezza al lavoro, dato dallo svolgere tutti i giorni qualcosa che non ci piace, possa portare.
Qual è a questo punto il passo successivo?
La potenza delle domande è ormai nota a tutti. Possono aprirti strade infinite così come chiudertele. Dipende da te porti quelle giuste o se preferisci, quelle più funzionali.
Quando il sentirsi inadeguati al lavoro inizia a diventare una costante, è arrivato il momento di approfondire la questione.
👉🏻 Ti sei mai chiest* se quello che fai tutti i giorni ti piace davvero?
👉🏻 Ti sei mai chiest* se fra tre o cinque anni ti vedi fare ciò che fai adesso?
👉🏻 Ti sei mai chiesto perché fai quello che fai?
👉🏻 Ti sei mai chiest* che persona vuoi essere e diventare?
👉🏻 Ti sei mai chiesto quali sono i tuoi valori e cosa ti guida ogni giorno?
Sapere cosa vuoi nella tua vita è il primo passo per la tua realizzazione.
È un po’ come prendere un aereo e non conoscere la destinazione. Se ci pensi anche in questo caso hai un obiettivo, magari non si tratta di una destinazione fisica ma di vivere l’avventura così come arriva, senza pianificarla né organizzarla. Il tuo obiettivo sarà magari quello di metterti alla prova ogni giorno, di affrontare le difficoltà e misurarti con te stess*.
Se vai al lavoro ogni giorno e senti che vorresti essere altrove, che vorresti investire il tuo tempo facendo altro e che il tuo senso di inadeguatezza e frustrazione cresce sempre di più, è molto probabile che quello che fai non sia in linea con ciò che desideri diventare.
6 modi per smettere di sentirti inadeguato al lavoro
Come dico sempre, non c’è una risposta univoca così come non esiste LA soluzione. Le domande sono sicuramente un ottimo punto di partenza per iniziare a mettere in discussione le nostre convinzioni o quelle che fino a quel momento sono state le nostre certezze.
Il secondo step è quello di iniziare a fare. Una volta compreso che vogliamo smettere di sentirci inadeguati, che ciò che facciamo non ci gratifica ma anzi, ci fa star male, dobbiamo iniziare a mettere in piedi un piano d’azione per cambiare le cose.
Poniti obiettivi raggiungibili
Come prima cosa, poniti degli obiettivi. So che può sembrare ovvio (oggi parlano tutti di obiettivi) ma ti posso assicurare che nonostante tutti sappiano che averli è importante, in pochi si prendono la briga di scriverli. Sì, scriverli perché diventino reali ai nostri occhi, perché solo vedendoli possiamo iniziare ad impegnarci per raggiungerli.
Una volta che hai fissato il tuo obiettivo, assicurati che sia raggiungibile.
In che senso? Nel senso che sia fattibile e soprattutto motivante. Fissare obiettivi irrealistici non farà altro che alimentare il tuo senso di frustrazione e incapacità.
Il raggiungimento degli obiettivi aumenterà la tua autostima e di conseguenza il tuo senso di adeguatezza nei confronti di ciò che desideri davvero.
Sii l’unica persona responsabile di ciò che ti accade
Assicurati che il tuo obiettivo sia il più possibile sotto la tua responsabilità. Più lo sarà e più saranno alte le probabilità di raggiungerlo.
Questo perché tu e solo tu sarai l’artefice del tuo successo, le tue azioni, il tuo piano e la tua strategia. Più lascerai che siano gli altri a decidere, più sarà difficile per te ottenere ciò che vuoi.
Sii flessibile
Sii flessibile al cambiamento. Il cambiamento è un momento di evoluzione interiore e un momento di grande crescita personale. Se ti senti inadeguat* è perché molto probabilmente quello che stai facendo non ti appartiene, non ti rispecchia e cambiare è l’unica scelta possibile.
Cambiare ti fa paura? Ok. Non ti fa ancora più paura pensare al te stess* di domani ingabbiat* in un lavoro che non ami e costretto a restarci perché non riesci a trovare un modo per uscirne?
Ascolta le tue emozioni
Le emozioni sono lo strumento migliore che abbiamo a disposizione per capire se il modo in cui stiamo conducendo la nostra vita sia quello che desideriamo davvero. Le emozioni sono una vera e propria chiamata all’azione.
Pensa alla rabbia.
Quando provi rabbia? Io ad esempio provo rabbia quando vedo delle ingiustizie, quando leggo o parlo con colleghi che pur di ottenere visibilità lavorano in modo anti-etico. La mia rabbia nasce da una violazione dei miei valori primari che sono appunto l’etica e la giustizia.
Perché sono una chiamata all’azione? Perché mi stanno dicendo che se voglio essere felice nella mia vita dovrò lavorare con persone etiche, in un’azienda dove l’etica venga rispettata e che ci sia giustizia tra le persone. Questo per me significa meritocrazia e non favoritismi o avanzamenti di carriera del tutto immeritati.
Se non sei in grado di comunicare francamente con te stess* ciò che vuoi e ciò che pensi, finirai per girare a vuoto e trovarti disorientato nella vita. Lascia che le tue emozioni ti parlino e poi dai loro un significato.
Abbandona il perfezionismo
Si dice che il perfezionismo sia il nemico numero uno dell’azione.
“Se non è tutto perfetto non lo faccio”.
Beh, sappi che questo è il modo migliore per rimanere lì dove sei. Inizia con quello che hai a disposizione e poi piano piano aggiusta il tiro.
Lascia da parte le aspettative
Se vuoi vivere una vita infelice, creati delle aspettative. Il termine aspettativa deriva dal latino “aspettare”. Mi aspetto che quella persona si comporti così, mi aspetto che accada quella cosa.
E se non succede? Resterò delus*. E allora che ne dici di non crearti aspettative ma semplicemente pianificare i tuoi obiettivi e seguire un piano d’azione efficace che ti aiuti a raggiungerli?
Come abbiamo visto, sentirsi inadeguati al lavoro ha molto a che fare con la passione per ciò che facciamo. Non amare il proprio lavoro può generare nel lungo periodo una forte frustrazione oltre che un senso di incapacità, di scarsa motivazione e valorizzazione.
La conseguenza è che smettiamo così di esporci e diamo più peso a ciò che dicono gli altri piuttosto che a noi stessi.
Come dico sempre non esiste la bacchetta magica per porre fine alle situazioni che non ci piacciono ma esiste la possibilità di trovare delle soluzioni se decidiamo di affrontarle.
Esplora il tuo senso di inadeguatezza e attivati per iniziare a fare qualcosa che finalmente ami, che ti faccia sentire viv* e realizzat*.
Il sentirti inadeguato nasce e finisce con te.
Mi piacerebbe tantissimo avere un feedback da parte tua e sapere se quello che ti ho raccontato ti è stato utile oppure no. Scrivilo pure nei commenti, sarò felicissima di leggerti 😃
Un abbraccio,
Fede