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Cambiare lavoro e poi pentirsi. Ti è mai successo o conosci qualcuno?

Da un sondaggio condotto da Joblist, un sito di recruiting inglese, è emerso che su un campione di circa 15mila utenti in cerca di occupazione, 1 utente dimissionario su 4 durante la finestra delle Grandi Dimissioni si sarebbe pentito della scelta di abbandonare il lavoro.

Le motivazioni del pentimento sono di varia natura:

👉🏻 mancanza dei colleghi

👉🏻 il nuovo lavoro si è dimostrato peggiore del precedente

👉🏻 il vecchio lavoro si è rivelato migliore di quanto si pensasse

👉🏻 la decisione delle dimissioni è avvenuta per istinto

Qualunque sia la motivazione penso che sia un dato davvero interessante oltre che allarmante. Sempre più spesso mi rendo conto che le persone compiono scelte in preda al panico, alla fretta, senza valutare i rischi e benefici o su consiglio di altri. Il dato di questo sondaggio riflette perfettamente questa situazione e questo modo di ragionare.

È vero, la pandemia ci ha insegnato che la salute viene prima di tutto e che dobbiamo pensare a noi stessi. Ma questo non significa a discapito delle dovute valutazioni, di un piano d’azione che abbia un senso, una direzione, uno scopo.

Mi licenzio perché in quel posto non ce la faccio più. Non sopporto più nessuno.

❓Ok e che fai?

❓Dove vai?

❓Qual è la tua direzione? Come ti vedi nel tuo futuro?

Ormai non so più nemmeno io quante volte l’abbia detto. Dai una direzione alla tua vita, compi delle scelte, ma valuta le alternative e pianifica i tuoi passi. Tutto risulterà più semplice e ti assicuro che non saprai nemmeno cos’è il pentimento.

In questo articolo vorrei illustrati cosa accade quando non abbiamo una direzione nella nostra carriera professionale, partendo dalle ragioni che spingono la maggior parte delle persone a cambiare lavoro, fino ad arrivare a capire cosa prova chi se ne pente e finire con alcuni soluzioni pratiche su come affrontare la situazione.

Cambiare lavoro non è una passeggiata, soprattutto se hai una famiglia, dei figli ed un mutuo da sostenere. Nel mio lavoro mi confronto spesso con persone che vivono queste situazioni e quello che faccio è sostenerle e accompagnarle verso un cambiamento funzionale e sostenibile per loro.

Nessun colpo di testa. La pianificazione è una strategia in grado di fare la differenza.

Cambiare lavoro: le motivazioni

Ho cambiato lavoro a quarant’anni appena compiuti. È stata una delle scelte più sofferte della mia vita ma oggi, a distanza di quasi due anni, mi ritengo assolutamente soddisfatta.

Cosa mi rende diversa da quel campione che nel sondaggio si è definita pentita? Il fatto di aver pianificato la mia uscita e l’aver avuto una direzione chiara su che persona avrei voluto diventare.

Prima di addentrarci in questo tema, vorrei percorrere con te le principali motivazioni che spingono le persone a cambiare lavoro. Se ti identifichi in uno o più di queste casistiche, tranquill*, è tutto ok, stai leggendo il post che fa per te 😃

Insoddisfazione

È davvero una brutta “bestia” (con tutto il rispetto per le bestie). Ti fa sentire inadeguato, inadatt*, sbagliat*. Sappi che niente di tutto è irreversibile, semplicemente non sei nel posto giusto.

La soddisfazione nasce quando facciamo qualcosa che amiamo, che ci fa sentire fieri di noi. Come possiamo esserlo se viviamo in un ambiente che non ci valorizza e non ci permette di esprimere le nostre potenzialità?

Crescita economica

Chi non ha mai pensato che guadagnare di più avrebbe reso le cose più semplici, scagli la prima pietra! Desiderare una crescita economica è assolutamente normale, soprattutto se lavori da tanti anni nella stessa azienda. Non c’è niente di male nel volere di più. La cosa importante è volere di più sapendo per quale motivo, qual è il fine.
Cambiare azienda aspettando il miglior offerente può portare un piacere momentaneo ma cosa accade nel lungo periodo? Se non sai perché lo fai difficilmente ti accontenterai.

Crescita professionale

Questo tema segue il precedente. Posso desiderare una crescita professionale perché sono ambizios*, perché sento di meritarmelo dopo tanti anni che lavoro, perché sento di poter dare di più.

Qualunque sia la ragione, la cosa importante è affrontare la decisione sapendo perché lo stai facendo, qual è il tuo obiettivo e cosa ti spinge a farlo.

Nuove sfide

Le mie prime dimissioni sono nate dal desiderio di affrontare una nuova sfida. Dov’ero sentivo di non poter imparare più nulla; era come se si fosse esaurita la mia capacità di apprendimento. Sono sicura che ci fosse molto altro che avrei potuto imparare ma non ero più disposta a farlo.

Ero annoiata e avevo bisogno di una nuova sfida. L’errore che ho commesso è stato quello di lanciarmi in una nuova avventura senza avere una direzione. Risultato? Dopo qualche anno anche quel posto ha iniziato a starmi stretto. Noia, insoddisfazione e senso di inadeguatezza mi hanno pervasa.
Ok sfidarsi, ma sempre sapendo con quale scopo.

Ricerca di un work-life balance

Questa parola è talmente abusata che mi viene da pensare che molte delle persone che la utilizzano non sappiano nemmeno che cosa significhi davvero. Bilanciare lavoro e vita privata non significa solo lavorare e avere il tempo per fare sport, andare a prendere i figli a scuola o fare una lavatrice durante l’orario di lavoro.

Il work-life balance è molto di più. È uno stato mentale, è un approccio alla vita diverso da quello a cui siamo abituati. È pensare prima a noi stessi e poi al resto; è vivere e poi lavorare.

Se vuoi dimetterti perché non riesci a bilanciare il lavoro e la tua vita privata, rifletti come prima cosa su qual è lo stile di vita che vorresti, come ti piacerebbe trascorrere la tua giornata e i tuoi anni. Solo dopo pensa a quale lavoro potrebbe darti tutto questo. Ricorda, prima tu e poi il lavoro.

Voglia di scappare

Il sondaggio di Joblist ha messo in evidenza quanto la maggior parte delle persone che si sono pentite di aver cambiato lavoro, l’abbiano fatto perché quando si sono dimesse, sono stato guidate dall’istinto.

La voglia di scappare dunque, di andare via da una situazione che ci fa soffrire, che non ci valorizza e ci limita. Questa voglia può essere un boost, una leva importantissima ma ha bisogno di una direzione se vogliamo evitare di pentircene.

Le emozioni di chi sente di aver fatto la scelta sbagliata

Abbiamo appena visto le principali motivazioni che spingono le persone ad abbandonare il lavoro e a cercare un nuovo impiego. Come avrai ormai capito, se non sai dove andare, difficilmente vivrai felice nel posto in cui ti trovi.

Prima o poi arriverà un nuovo desiderio di crescita professionale, economica, il desiderio di una nuova sfida. Il ché è ok, non fraintendermi. Non sto dicendo che dovrai lavorare per tutta la vita nella stessa azienda solo perché hai trovato la tua mission.

Sto dicendo che ogni spostamento, ogni cambio, dovrebbe essere fatto per un motivo e soprattutto guidato dal voler raggiungere un obiettivo, ottenere un risultato che fa parte di un piano più grande.

Vuoi guadagnare di più? Ok, perché? Magari perché vuoi metterti da parte dei soldi per costruirti una tua attività, per permettere ai tuoi figli di studiare in una scuola più prestigiosa..

Quando scegliamo senza una direzione ma solo per istinto o necessità, potremmo essere portati a compiere scelte delle quali pentirci. Ed ecco allora che iniziamo a provare delle sensazioni, delle emozioni che ci fanno sentire nel posto sbagliato. Eccone alcune.

Fatica

Ogni cambiamento comporta fatica, perlomeno all’inizio. Al nostro cervello, che ha l’unica funzione di risparmiare energia, viene chiesto lo sforzo di cambiare abitudini (fosse anche doverci alzare 5 minuti prima dal letto) e l’impatto iniziale è quello del rifiuto.

La fatica è normale dunque e può essere combattuta con la perseveranza e nuove abitudini.

Diverso è se quella fatica nasce dal fatto che non ci piace quello che facciamo. Ogni task diventa noioso, ogni riunione un macigno, ogni giornata infinita.
Questo tipo di fatica nasce da una condizione interiore che è legata alla sfera emotiva e che affonda le sue radici in qualcosa di molto più profondo. Ecco così che iniziamo a chiederci se cambiare lavoro sia stata la scelta giusta.

Non sentirsi all’altezza

Se penso a tutte le volte che non mi sono sentita all’altezza, perdo il conto! Nel mio ultimo lavoro ricordo che c’era sempre qualcuno più bravo di me, con più competenze di me (almeno, questo era quello che vedevo!) e la cosa che mi dicevo sempre era: “questo lavoro non fa per me”.

In prima battuta capii che era una scusa. Mi dicevo di non essere all’altezza perché non riuscivo in ciò che facevo e questo mi creava frustrazione.

Successivamente, quando iniziai a performare mi accorsi che quella sensazione era comunque lì ma questa volta nasceva da un mio stato interiore. Capii che non mi sentivo all’altezza non perché non fossi abbastanza brava ma perché non mi sentivo nel posto giusto.

Lì realizzai di aver cambiato azienda per inseguire un aumento di stipendio, una crescita professionale ma non la mia passione.

Paura di aver fatto la scelta sbagliata

Questa è la paura delle paure! Quando ho cambiato azienda dopo più di 8 anni, mi sono ritrovata in una realtà completamente diversa dalla precedente. Sono passata da una start up di poche persone ad un’azienda internazionale, molto strutturata e con 10 volte i dipendenti. Puoi immaginare che cambio.

Ho iniziato a chiedermi se avessi fatto la scelta giusta a lanciarmi in una realtà simile e se non avessi fatto meglio a restare dov’ero, nella mia zona di comfort dove sapevo cosa fare e come muovermi.

Avere paura all’inizio è normale. I primi giorni e settimane in un’azienda nuova sono adrenalinici ma allo stesso tempo possono metterci ansia. Vogliamo dare il massimo e mostrare di essere all’altezza.

Quello che non è ok è avere la sensazione di aver fatto la scelta sbagliata perché non riusciamo in qualcosa, perché c’è qualcuno più bravo di noi o facciamo più fatica degli altri.

Quando cambiamo con la consapevolezza che è quello che desideriamo, che la nostra scelta è allineata con le nostre passioni, i nostri obiettivi e valori, è nostro compito continuare e perseverare.

La scelta sbagliata è quella fatta senza obiettivo, senza uno scopo, senza una direzione.

Nostalgia dei colleghi

L’ambiente di lavoro ha un ruolo fondamentale. Più andiamo d’accordo con i nostri colleghi e più, anche il lavoro meno gratificante, ci peserà meno. A volte i colleghi diventano amici e lasciarli è doloroso. Dalla mia esperienza posso dirti che è uno tra i maggiori freni del cambiamento lavorativo.

È così un freno che dal sondaggio di Joblist è emerso che una buona parte dei partecipanti è pentita di aver cambiato lavoro perché ne sente la mancanza.

Ho una domanda per te:

❓Davvero non vuoi cambiare lavoro perché hai timore di sentire la mancanza dei tuoi colleghi?

Oggi esistono 1000 strumenti diversi per rimanere in contatto! Sicur* che sia questo il motivo e non altro?

Abbiamo detto che i colleghi sono importanti, ma sono più importanti dell’opportunità di realizzare un tuo sogno e realizzarti professionalmente?

Delusioni per promesse non rispettate

Quante volte avrai sentito parlare di persone alle quali, in fase di colloquio, è stato promesso qualcosa e a distanza di tempo le promesse non sono state rispettate? Nel mio lavoro tantissime. Promozioni mancate, aumenti di stipendio rimandati, cambi di mansioni mai rispettati.

Devo dire che forse questa è una delle motivazioni che ritengo più grave e che umanamente mi colpisce profondamente. A differenza delle precedenti non dipende da noi e se non gestita per tempo (ad esempio con un chiarimento da parte delle Risorse Umane o del capo) può sfociare in frustrazione.

Facciamo una distinzione tra aspettative e promesse.

Avere aspettative è molto pericoloso; quando ci creiamo delle aspettative, aspettiamo letteralmente che qualcosa avvenga nel modo in cui l’abbiamo immaginata. Se vogliamo, ci stiamo costruendo noi stessi una delusione. Le cose non avvengono mai come ce le immaginiamo. Magari ci si avvicinano, ma non saranno mai esattamente in quel modo. Posso avere delle aspettative sul mio lavoro, sui miei colleghi.

Nel caso delle promesse invece è diverso. Promettere significa dichiarare, dare la propria parola che quella cosa verrà fatta e negare una promozione al raggiungimento di un obiettivo, dopo averlo promesso, è irrispettoso oltre che anti-etico.

Come affrontare il pentimento

Abbiamo visto come le emozioni giochino un ruolo fondamentale. Capire da dove arrivano quelle emozioni e che cosa ci stanno dicendo è estremamente importante per affrontare la situazione.

Ecco dunque qualche spunto di riflessione e come affrontare la situazione nel caso ti rendessi conto di aver sbagliato a cambiare lavoro.

Analizza il pentimento

Come prima cosa prendi consapevolezza di cosa provi e chiediti se si tratta davvero di pentimento o piuttosto di frustrazione; magari senti di non riuscire a dare il massimo, di non esprimere il tuo potenziale o di fare fatica ad apprendere alcuni concetti. Se la situazione descritta è la seconda, forza e coraggio. Impegnati e non mollare, ce la farai!

Se invece senti di non essere nel posto giusto e di aver fatto una valutazione sbagliata, fermati ed inizia a lavorare su cosa vuoi, quali sono le tue passioni e come fare a scoprirle (a questo proposito ho scritto un articolo “cosa cercare in un lavoro” che sono sicura ti aiuterà).

Torna nella vecchia azienda

Riguardo a questo tema ci sono due scuole di pensiero: c’è chi dice assolutamente no (io sono una di quelle 😬) e c’è chi dice “perché no”.

Non c’è una risposta giusta e una sbagliata, tutto dipende dal motivo per cui te ne sei andat* e da che cosa vuoi per il tuo futuro professionale.

Se te ne sei andat* perché il rapporto con i colleghi era pessimo, perché il tuo capo era uno stronzo o perché il lavoro non ti piaceva, tornare potrebbe diventare doppiamente frustrante. Il rischio è quello di ricadere nella stessa trappola e non solo riprovare le stesse emozioni ma provarle aggravate dal fatto che avresti potuto evitarle.

L’ideale sarebbe invece fermarti, capire qual è il tuo obiettivo professionale e quale direzione dare alla tua carriera e poi capire se in quell’azienda c’è qualcosa in linea con tutto questo. Chiaramente dovrai sistemare i rapporti e capire se, al di là del fatto che possa essere il luogo deputato alla tua realizzazione, tu possa stare bene al suo interno. Se non sarà in linea con i tuoi valori, difficilmente potrai restare.

Fai un percorso di career coaching

Prima di buttarti in una nuova ricerca e rischiare di ricadere nello stesso errore, cerca di capire cosa vuoi davvero e se non sai da dove partire o come fare a raggiungerlo, chiedi aiuto.

Il career coach svolge proprio questo ruolo, ovvero quello di aiutarti a fare chiarezza sui tuoi obiettivi lavorativi e, se non ne hai, aiutarti a trovarli e a guidarti tramite strategie e strumenti specifici alla loro realizzazione.

Pensa al futuro e non al passato

Il passato è andato. Il bello del passato è che è “successo”, participio passato del verbo succedere. Rivangarlo non cambierà le cose. Quello che potrà farlo sarà focalizzarti sul tuo futuro e su quello che puoi fare da questo momento in poi.

Dal tuo passato puoi trarre gli insegnamenti che ti saranno utili per affrontare nuove sfide ed iniziare un nuovo capitolo della tua carriera professionale. Parti da qui, da dove sei e lavora per migliorarti. Le esperienze fatte finora saranno il tuo bagaglio e ti saranno di supporto quando dovrai prendere nuove decisioni.

Non c’è nulla di male nel pentirsi di aver fatto una scelta sbagliata. Facciamo il meglio che possiamo con le risorse che abbiamo e impariamo dagli errori. Se andasse sempre tutto bene, come potremmo migliorarci?
Sii gentile con te stess* e affronta questo momento con la consapevolezza di chi sa che da questo momento in poi ha l’opportunità di cambiare davvero le cose.

In bocca al lupo per la tua carriera professionale.

Mi piacerebbe tantissimo avere un feedback da parte tua e sapere se quello che ti ho raccontato ti è stato utile oppure no. Scrivilo pure nei commenti, sarò felicissima di leggerti 😃.

Un abbraccio,
Fede

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FEDERICA ROMAGNA

Career Coach, Consulente di carriera e Mental Coach certificata.
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